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Next Generation Eu e Mezzogiorno

Si è tenuto il 28 dicembre in Senato il convegno “Next Generation EU e Mezzogiorno”. All’evento hanno partecipato, tra gli altri, il Ministro per il Sud Peppe Provenzano, il Presidente dell’ANCI Antonio Decaro, il Presidente di Confindustria Puglia Sergio Fontana, ed il Senatore Stefano.

Nel corso dell’evento voci autorevoli sono intervenute a ribadire l’assoluta necessità di prestare attenzione al tema del Sud, in un momento storico in cui le stesse direttive dell’Europa spingono verso l’eliminazione delle disparità territoriali, che in Italia significa colmare il gap tra il Nord e il Sud del paese.

Gli interventi dei partecipanti, pur condivisibili, non hanno apportato contributi nuovi rispetto a quanto ormai è sotto gli occhi di tutti: il Nord negli ultimi 20 anni ha usufruito di maggiori risorse rispetto al Sud, che è rimasto fortemente indietro, tanto da rendere impellente un cospicuo intervento di riequilibrio territoriale. Si è posto un forte accento sull’assoluta carenza al Sud di opere infrastrutturali, come se strade, porti e banda larga potessero d’incanto risolvere la questione meridionale.

L’ultimo rapporto SVIMEZ, afferma che lo Stato ha investito in opere pubbliche al Sud 102 € pro-capite rispetto ai 278 € del Centro-Nord. Tanto basta a rappresentare la miopia di uno Stato che pur volendo avere un ruolo nel mondo, sottovaluta l’importanza strategica del Mezzogiorno d’Italia.

Va detto, però, che il nostro Paese, da un ventennio a questa parte, non è più un paese industriale. Solo il 24% della ricchezza nazionale viene dall’industria. È chiaro allora, che con poche misure economiche incentrate sulle infrastrutture è impossibile riconvertire il Meridione e proiettarlo verso una economia dei servizi, della innovazione, della transizione digitale delle imprese verso Industria 4.0.

La dotazione infrastrutturale del Sud è condizione necessaria, ma non sufficiente per un riequilibrio territoriale. E non risponde completamente alle istanze sociali. Puntare sull’unica strada del potenziamento delle infrastrutture sarebbe errato. Il rilancio degli investimenti pubblici al Sud può favorire la creazione di lavoro; ma occorre sostenere lo sviluppo tecnologico, la capacità innovativa, l’accumulo e la valorizzazione del capitale umano.

Nel Mezzogiorno la disoccupazione assume aspetti drammatici per i giovani. La presenza di strumenti di Welfare non è più utile, semmai lo sia mai stata, a contrastare povertà e disuguaglianze, che possono essere ridotte solo attraverso la crescita dell’economia e l’aumento dei posti di lavoro.

L’ultimo rapporto SVIMEZ certifica che l’accresciuto divario tra Nord e Sud, ha contribuito ad amplificare la distanza tra l’Italia ed il resto d’Europa. Il nostro Paese fatica a trovare una strategia di rilancio economico perché non esiste un vero piano di lungo periodo. Manca la visione. E senza una crescita robusta e duratura del Mezzogiorno non ci potrà essere un rilancio dell’Italia. Non è solo un obbligo nei confronti di un terzo dei cittadini italiani, cui vanno garantiti servizi adeguati, diritti e pari opportunità, ma è soprattutto un problema per l’intera economia nazionale: un Mezzogiorno stagnante comprime il mercato domestico, a danno anche dell’economia del Nord.

In definitiva, occorre una visione strategica per l’intero Paese che metta al centro il Sud. Occorre soprattutto una visione per il Sud.

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