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PNRR: cronaca di una morte annunciata

Sulla carta il PNRR si pone l’obiettivo della ricostruzione e della ripresa economica. Chiacchiere!

Un leader coraggioso e un grande statista, J.F.Kennedy nel 1961 annunciò: Scegliamo di andare sulla Luna” assumendosi la responsabilità dell’obiettivo, dei mezzi impiegati e dei risultati. Dopo circa 7 anni il risultato fu raggiunto con uno sforzo corale da cui nessuno fu escluso, che pose le basi tecnologiche e sociali di un trentennio di benessere sociale e di sviluppo economico.

Il PNRR, invece, è un piano senza visione! È la storia di un fallimento annunciato, ispirato alla codardia dell’“armiamoci e partite”. Il PNRR non è una chiamata corale all’azione, come quella di J.F.Kennedy, ma lo scontro concorrenziale e fratricida tra Enti Locali e tra aree del Paese, con aumento delle disuguaglianze.

Il PNRR non è la ricostruzione, è il reset degli Italiani!

Il PNRR è il modello Grecia applicato all’Italia.

Il PNRR è una strategia di pastoralizzazione del Mezzogiorno.

Il PNRR è l’aumento delle sperequazioni tra aree territoriali.

Il PNRR si è fermato ad Eboli: progetti sbagliati e incertezze allargano il divario tra Nord e Sud” è il commento di Antonio Fraschilla su Repubblica.

Vane ed inascoltate le proposte e i suggerimenti pervenuti al Governo da parte di tutti gli attori: Enti Locali, Regioni, Ricerca, Imprese, Terzo Settore, Sindacati. Appelli finalizzati a collaborare per il superamento di una progettualità completamente avulsa dalla realtà, dalla società reale, dal contesto socio-economico, dagli obiettivi di perequazione richiesti dalla UE, dal fabbisogno di coesione sociale, dal fabbisogno di innovazione.

E puntualmente arrivano i primi bandi del PNRR con la dimostrazione concreta di quanto denunciato da tutte le parti sociali.

L’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani UNCEM ha segnalato le criticità del bando sui borghi, che al massimo consentirà di restaurare qualche museo o casa colonica, senza una reale strategia di rigenerazione economica e sociale del territorio.

Orticalab commenta: “Nel PNRR i borghi sono numeri, non progetti, sono fondi da spendere anziché comunità, son bandi da vincere invece di competenze da attivare, sono mete turistiche e non luoghi dell’abitare”. Una gara al massacro, che nulla a che fare con la rigenerazione degli spazi e la riattivazione delle comunità. Un approccio alla spesa che rischia di trasformare i borghi in resort di lusso e co-working per nomadi digitali.

Il Mattino commenta: “S.O.S. sindaci del Mezzogiorno: i Comuni senza tecnici”. La rete dei 500 sindaci del Mezzogiorno denuncia la carenza di fondi per le progettazioni e la carenza di tecnici. Gli errori del Ministro Brunetta nella selezione del personale. Selezioni a tempo determinato e sottopagate rispetto alla necessità di profili altamente qualificati. Il fabbisogno strutturale della PA di personale a tempo indeterminato per far fronte all’invecchiamento della forza lavoro.

Il Sole24ore: “Pnrr, bocciati in blocco i primi 31 progetti siciliani”. L’inadeguatezza della macchina regionale Siciliana a sostenere il peso del PNRR è cosa nota. Il governo non ha voluto ascoltare l’allarme lanciato ad esempio da Luca Bianchi, direttore di Svimez in merito alla natura competitiva e non perequativa dei bandi del PNRR che mette l’intero Paese sullo stesso Piano, nonostante decenni di disinvestimenti.

La vulgata perpetrata dal “Ministro per le Colonie”, che il “Sud non sa spendere i fondi” non attacca più! La sperequazione degli investimenti pubblici tra Nord e Sud rappresentata da Svimez nel grafico riportato, da evidenza delle chiacchiere che vengono raccontate a 60 milioni di creduloni. Basta osservare la curva degli investimenti pubblici destinati allo sviluppo infrastrutturale del Sud, per capire la causa principale di un’Italia spaccata in due.

Lo Stato, dopo aver fatto inginocchiare gli Enti Locali con i disinvestimenti, l’austerity e il pareggio di bilancio, pretende oggi che gli stessi corrano con la palla al piede! Cos’è un tragico giochino sado-maso?

Il dimensionamento degli Hub per l’innovazione diffusa (!!!!), con strutture minime da 300 ricercatori è stato dimensionato per il sistema della ricerca italiana e il territorio italiano o è un copia-incolla sbagliato? Forse il bando è stato pensato per Houston? Dove insistono Hub da 100.000 ricercatori e miliardi di dollari investiti nella ricerca strategica? Se lo scopo del governo è costruire le future cattedrali nel deserto, la strada è quella giusta!

Non sarebbe stato più corretto costruire strutture effettivamente “diffuse”, in grado di contribuire effettivamente alla rigenerazione dei territori marginali e alla rigenerazione urbana degli immobili abbandonati?

Anche i primi bandi del MITE per l’Economia Circolare hanno il sapore del flop di Stato. Non in grado di cogliere le sfide della transizione, non evidenziano chiare traiettorie di investimento che possano effettivamente favorire la transizione circolare. Ad oggi il PNRR è il nulla programmatico e della governance. Un ridisegno radicale degli obiettivi, dei criteri dei bandi, delle strutture di governance e di partecipazione appare necessario per scongiurare il completo fallimento del Piano e del sistema Italia.

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