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L’erba del vicino è sempre più verde!

La famiglia è il primo luogo dell’imprinting educativo. Ma la famiglia attuale, vittima anch’essa di meccanismi mediatici distrattivi, infonde valori assai diversi da quelli di un tempo. Il primo tassello mancante è l’assenza di educazione al desiderio. Il desiderio è alimentato dall’assenza ed è il desiderio che muove la vita, le menti e l’economia.

Contestualmente la rapidità del cambiamento sociale indotto dalla tecnologia, non ancora assorbito, spinge i genitori a dare consigli per una società che non esiste più!

“Figlio mio che stai a fare qui! Vattene fuori!”, una frase che esprime due preconcetti: l’umana presunzione di superiorità del proprio figlio rispetto ad un contesto visto come non adeguato,  e la chimera di un altrove, ovunque esso sia, che è sempre migliore, come se solo altrove si possano acquisire competenze spendibili sul mercato del lavoro.

Preconcetti dei genitori frutto di un indottrinamento sulla minorità culturale del Sud, di una narrazione distorta del territorio, di una comunicazione post-bellica sostenuta da scelte politiche a supporto esclusivo dello sviluppo industriale del Nord.

Tutti questi ragionamenti che si sviluppano in seno alla famiglia, pur comprensibili per la ferma volontà dei genitori di proteggere i propri figli, non sono più sostenibili. Pur di proteggere i figli e di non esporli a rischi, si arriva financo a mantenerli economicamente all’estero, con un triplice risultato negativo: assenza di crescita sociale e professionale dei giovani, impoverimento delle famiglie, impoverimento del territorio!

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