
Mezzogiorno d’Italia: mai più colonia interna!
All’aumentare delle sperequazioni tra aree territoriali all’interno di uno stesso Stato, si determinano le condizioni di quello che la teoria economica definisce “colonialismo interno”. Il sottosviluppo di un’area, messo a servizio dello sviluppo di un’altra area territoriale. Il colonialismo interno si realizza quando determinati gruppi assumono stabilmente il dominio di altri. Chiaramente il colonialismo deve essere sostenuto da un modello di dominio culturale, in cui il colonizzato si rende complice delle idee di superiorità del colonizzante e accetta tale modello. È chiaramente una dinamica predatoria descrivibile dal modello Lotka-Volterra.
Tralasciando la nascita della colonia interna a seguito dell’Unità d’Italia, la scelta coloniale viene riconfermata nel dopo guerra con una espressa decisione politica, seppur redistributiva: lavoro al Nord, assistenzialismo al Sud.
Per tutta la durata della Prima Repubblica, pur mantenendo condizioni di colonizzazione industriale e sociale, sono state attuate politiche di redistribuzione (pensioni, lavoro pubblico), con il risultato di alimentare la dipendenza della colonia dalla manna statale, perpetrando la subalternità culturale. Tutto questo teatrino politico-economico si consolida negli anni sino a diventare sub-cultura diffusa, su cui si regge oggi il sistema italiano.
Alla luce della teoria delle aree economiche omogenee, laddove vi siano motivi strutturali, geografici, logistici che vincolano la concentrazione dello sviluppo in una certa area, è noto che occorre prevedere dei meccanismi di perequazione. Infatti il Sistema Italia per tutta la prima Repubblica ha funzionato grazie a quei meccanismi di compensazione, sbagliati, ma perlomeno funzionali.
Il venire meno di meccanismi di compenso sociale, iniziato con la Seconda Repubblica ha determinato condizioni strutturali di scompenso, per cui chiaramente il sistema può collassare in quanto in un modello Lotka-Volterra, predatore e preda sono strettamente funzionali alla reciproca sopravvivenza.
In virtù delle dinamiche costituzionali, storiche, economiche e finanziarie, è evidente che l’Italia è uno Stato con una colonia interna. Il ruolo di colonizzato non potrà essere superato sino a quando le élite sub-culturali continueranno ad operare a servizio del colonizzatore, favorendo processi di sviluppo funzionali al colonizzatore.
Tuttavia, il sistema predatore-preda non potrà essere perpetrato, non tanto e non solo per le difficoltà del Sud, che tutto sommato ha dimostrato maggiore resilienza rispetto al Nord (di necessità virtù!), ma soprattutto perché la locomotiva Nord non esprime più un life-style vincente, più nessuna leadership culturale e produttiva. In questo momento storico, sarebbe opportuno che la locomotiva Nord, a fronte di 800 Miliardi di Euro sottratti negli ultimi 20 anni al Sud (circa 40.000 Euro a cittadino), mantenesse un profilo piuttosto basso.
Giacché al Sud sono stati sottratti l’equivalente di 4 recovery fund, sarebbe consigliabile un bagno di umiltà e una analisi di realtà da parte del Nord, in quanto le supposte virtù non sono altro che il risultato di una “Economia Istituzionale” che ha reso possibile la creazione di una colonia interna.
D’altro canto, gli effetti delle sperequazioni sono ormai sotto gli occhi di tutti. L’Istituto Superiore di Sanità ha recentemente accertato un tasso di mortalità dei bambini nel Sud superiore del 50% a quello del Nord, a causa dei disinvestimenti nella Sanità, figli della mafia dei colletti bianchi del Nord e funzionali ad arricchire i bilanci delle Regioni del Nord.
L’audace Nord, che alza la voce, anche con l’aiuto di asserviti “giornalai”, non fa più paura ad una cultura abituata a parlare con il silenzio. Nella Cultura Meridiana, silenzio e attesa non sono sinonimo di sottomissione, ma di antica saggezza.
Il silenzio è un monito di pace, una richiesta di rispetto e di equità, lanciata dalle sagge genti del Sud verso le pretese e l’irruenza giovanile delle genti del Nord. Il silenzio di chi rimane perché dotato di “spalle forti” per sopportare, il sacrificio di chi parte per aiutare a crescere questi giovanottoni del Nord.
Silenzi che però vanno ascoltati, perché prima o poi il tempo scade! E per la cultura Meridionale, quando il tempo scade, non c’è avviso. L’avviso è stato dato prima!
Il buon cuore e l’operosità delle genti del Sud è ancora in grado di perdonare i soprusi del passato, ma non è più disponibile ad accettare ulteriori ingiustizie e pratiche colonialistiche, che innescherebbero solo scenari di “pastoralizzazione del territorio” con effetto domino negativo per tutti, ma mai più sudditanza culturale!
Uomo avvisato, mezzo salvato!
Tutto condivisibile ma … niente viene regalato. I cittadini del Sud devono “votare” i propri rappresentanti con consapevolezza e responsabilità. In altre parole, devono crescere. Solo allora la situazione cambierà.
Sig. Antonio qui si sta’ parlando di furto economico del Nord rispetto al Sud da ormai anni. Veda anche oggi con il recovering found
Purtroppo i primi vassalli sono gli eletti dal popolo del sud
Io non la conosco ma sono sicuro che lei non sta male economicamente tanto da non capire cos’è il “bisogno” e tramite il bisogno ottenere voti anche con la pasta o i buoni benzina.
Ricordo questa frase:
“Il bisogno e la benzina del motore dei politici Meridionali!”
Con il lavoro di crea indipendenza e libertà intellettuale e questo per avere il potere al Sud è inammissibile!
Assolutamente vero. Le persone del sud devono sentirsi e diventare cittadini. Devono smettere di sentirsi sudditi e di comportarsi come tali
Tutto ciò è stato reso più semplice dai rappresentanti politici del popolo del Sud i quali hanno coltivato solo e soltanto la propria carriera politica, all’interno dei singoli partiti e in ambito governativo. Non a caso nella giovane Repubblica Italiana abbiamo avuto 5 presidenti della Repubblica meridionali e moltissimi ministri del Sud, a capo di dicasteri importanti, ma mai si sono impegnati per gli interessi dei propri elettori.
Le masse del sud non vogliono riscattarsi dal nord, loro non voglio vivere, ma vogliono sopravvivere ed è questa la fortuna di Salvini.
La migliore analisi, manca solo il tradimenti degli eletti.
Mi sono sempre chiesta perché le persone del sud con cervelli superiori non siano mai stati capaci di essere imprenditori di se stessi cominciando come molti del nord con le piccole attività per poi ingrandirsi un po’ alla volta per diventare, l’ho conosciuta personalmente, come L’APRILIA, il fondatore aggiustava biciclette io da piccola andavo con la mia MA COME LUI MOLTI ALTRI :SPIEGATEMI !
Ma Lei da buona settentrionale ha mai lavorato in Sud Italia? Ha mai dovuto scontrarsi con degli impedimenti addirittura dei sindacati pilotati da politici del posto che utilizzano come mezzo di convincimento personaggi nulla facenti? Le aziende innovative che bisognano di aiuto dalla regione per accedere ai vari piani di sviluppo non hanno NESSUN riscontro dai vari presidenti dopo giorni e mesi di attesa. È snervante e vergognoso. Il problema è in gran parte politico con una burocrazia borbonica che ti obbliga a scendere a patti con gli “amici” . Tutti nessuno escluso sono colpevoli ricordiamocelo sempre.
Tutto sottoscrivi ile.
Burocrazia Borbonica appunto….. L’Italia non è MAI stata un paese coeso. La storia lo insegna. Mentre la Francia è sempre stata composta dai Galli, l’Italia ha visto troppe realtà etniche differenti. Mentre al Nord le Signorie facevano “prosperare” le loro terre al Sud i Borboni non hanno saputo creare nulla, assecondati comunque da una popolazione passiva. Che si colpevolizzi il Nord per questo mi sembra assurdo. Il Veneto, ad esempio, è stato governato per 1200 anni da Venezia e deve solamente alle capacità dei Veneti la sua prosperità.
Vedo citata più volte la “burocrazia borbonica”… In realtà il modello burocratico imposto dopo l’unità d’Italia fu quello piemontese (!) Alla signora #Laura Allegri dico che il Veneto è stato poverissimo fino ad una cinquantina di anni fa, tanto che i veneti hanno contribuito all’emigrazione quanto e più del Sud. Chi ha arricchito il Veneto sono state le prebende democristiane degli anni ’70 e ’80 e la contiguità con le altre aree industriali del Nord, che ha fornito le infrastrutture necessarie. Peraltro invito a rivedere il film “L’ albero degli zoccoli”, ambientato ai primi del ‘900 nella OGGI ricca bergamasca, quando il processo di industrializzazione del Nord era ancora agli inizi, persino in Lombardia, dopo l’ unità d’Italia e nin prima…
Ho letto buona parte dei commenti e ognuno ha una parte di ragione.
La domanda è: da dove si comincia?
Perché a fare analisi siamo tutti competenti.
Si deve cominciare adesso rispettando le direttive europee, di cui la Commissione europea ha stanziato ben 209 miliardi di euro all’Italia, unico Stato a cui è stato concesso un terzo dei fondi europei. Ricordo che i parametri sono tre: 1) popolazione; 2) inverso del reddito pro capite; 3) disoccupazione negli ultimi cinque anni. In base a ciò al sud spetta circa il 70% dei Recovery Fund per sanare quel perenne gap tra le due macro regioni del nord e sud, per fare infrastrutture, servizi, viabilità, Alta Velocità, ospedali, asili nido, ma anche ponte sullo Stretto per fare l’interconnessione dei porti sul Mediterraneo come quello di Gioia Tauro, Augusta, Taranto ecc., così da poter attrarre quel grande flusso di navi super container che arrivano dal canale di Suez. Tutto ciò fa finalmente rinascere l’economia del Mezzogiorno, dell’intera Italia ed anche dell’Europa. Tuttavia il governo al contrario già ha iniziato male dicendo di concedere il 40% al sud ma di fatto meno.