
Le cozze tarantine spiegate a Confindustria
Caro Bonomi, ti spieghiamo le cozze tarantine.
Confindustria dovrebbe studiare prima di parlare. I vecchi schemi di colonizzazione del SUD, non attaccano più!
La produzione di mitili a Taranto (di seguito denominate Cozze), iniziata attorno all’anno mille, costituisce un’identità storico-culturale della Città di Taranto, patrimonio del territorio Salentino e Pugliese di cui siamo orgogliosi, e testimonianza della millenaria capacità di “fare industria” al Sud.
Prima della calata dei confindustrialotti, la produzione di mitili creava lavoro e benessere per oltre 2000 addetti e rappresentava “l’oro della città”. La produzione di cozze consentiva un reddito per addetto pari al doppio di quello di un operaio. Per decenni la città ha potuto beneficiare di un regime di quasi-monopolio, ottenuto grazie alle opportunità offerte dalla natura (maturazione anticipata dei mitili, composizione dell’acqua che, per la presenza di citri – sorgenti di acqua calda – conferisce alle cozze il tipico gusto).
Tre fondamentali.
In primo luogo, il Galateo impone di non denigrare le istituzioni, i cittadini e l’identità della terra che ti ospita. Ma non tutti lo conoscono. Ce ne faremo una ragione!
In secondo luogo, siamo noi che non vogliamo parlare di cozze con i confindustrialotti indottrinati alla colonizzazione, se le innovazioni proposte sono le bonifiche a tempo indeterminato, i metalli nel cervello dei neonati, la discarica abusiva nascosta sotto il sito di ILVA, l’amianto mai bonificato e ancora presente all’interno dello stabilimento.
In terzo luogo, se queste sono le innovazioni proposte, riprendetevi pure la vostra bomba ecologica, oppure spostate la sede legale a Taranto, così vediamo dove effettivamente si produce il Pil in Italia!
E’ ora di smetterla con questo continuo e subdolo razzismo ai danni del Sud.
Fly down, che il mito della Milano da bere è finito da 30 anni!
Dura da quando cominciavo ad osservare e leggere alle elementari. Furgoni targati MI che distribuivano merci nei nostri paesi e dai numeri di targa si intuiva che erano a livelli stratosferici come numero di immatricolazioni paragonati noi nostri LE. Eppure lavoravano nelle nostre terre. Come tante altre statistiche riflettevano numeri falsi, fatturati per area falsi, PIL falsi. Era tutto “nordcentrico”. Poi arrivò la Lega citando numeri altrettanto falsi e fraudolenti. Decenni dopo fui presente a Milano per tre oltre tre anni. Nel nostro ufficio eravamo in 31. Solo UNO era milanese. Fate le vostre conclusioni.